Se Venezia e “l’artigianato” muore

Se Venezia muore, scrive Salvatore Settis, è il titolo di un sostanzioso ed attuale libretto che ho letto tutto d’un fiato e che descrive le differenti concause possibili che comportano il declino e la morte delle città.
Da molti anni, dal mio punto di vista e “addetto ai lavori” in questa città, denuncio i segni di declino e promuovo possibili percorsi di inversione suggerendoli a vuoto a una politica distratta, lontana ed autoreferenziale…
Ad esempio il non governo della globalizzazione degli oggetti ha permesso la loro indiscriminata invasione e sfrattato le produzioni autoctone, le specificità e maestranze di una città come Venezia, alla quale “qualcuno”, lontano, distratto, indifferente ha permesso di essere violentata e trasformata a cornice e banchetto di souvenir, comprati e rivenduti a 0,0 valore coi risultati sotto gli occhi di tutti… sempre più degradata a periferia della qualità con il risultato che il degrado alimenta il degrado. Tali attività ora anche chiuse o in cessione perché impossibilitate a mantenersi, a pagare affitti, tasse e quant’altro si trovano ovunque in luoghi e zone della città che loro stesse con la loro presenza hanno squalificato e impoverito.
Ricordo come tutto questo sia avvenuto nella meravigliosa, unica e “autentica Venezia” ! … non in una delle sue tante e finte riproduzioni sparse nel mondo.
Nel frattempo artigiani, o meglio” p-artigiani masochisti” tentano di resistere malgrado tutto, in un clima che li emargina ad essere sempre più soli, inquisiti e stranieri a casa propria…
Lo ripeto da tempo: il destino di questa città è indissolubilmente legato al suo artigianato artistico. Venezia è stata realizzata nel tempo da milioni di “mani sapienti che accarezzando” i materiali più disparati: legno, pietra, mattoni, ferro, vetro, stucco ecc… hanno reso vera e concreta l’immaginazione.. Quelle mani assieme alle poche attualmente rimaste gridano attenzione, rispetto, dignità e una ritrovata riscoperta e promozione.
Coltivare, custodire e garantire la manutenzione di questo tesoro di Bellezza dev’essere il nostro “pane quotidiano” e il nostro primo impegno.
Il patrimonio materiale ed immateriale, l’economia che rappresenta l’artigianato, il made in loco va rimesso al centro della pratica di tutti, riconosciuto, rispettato e reso possibile nel nostro disorientato e smemorato presente.
Anche perché tutto ciò ha permesso l’esistenza ora seriamente compromessa del made in italy.
La città deve tornare ad essere “riabitata, presidiata e riabilitata” dal suo artigianato , aperta alla creatività, al rinnovamento, delle nuove proposte e di chiunque ami viverne la sua essenza.
Il decoro passa inevitabilmente dagli indirizzi che prenderemo, io e chi rappresento siamo a disposizione e da tempo aspettiamo “segnali”, un Sindaco , ed una nuova visione politica se sarà all’altezza di questo compito, dovrà mettersi urgentemente al servizio di questo progetto, promuoversi assieme alle associazioni e figure che hanno a “ cuore il futuro abitato” e qualificato con nuove direttive da mettere in cantiere, visioni operative per creare le civili condizioni per una trasfusione di “sangue artigiano” nelle vene e nel corpo di questa città sempre più spopolata d’anima, che senza interventi di “pronto-soccorso” potrebbe lasciarci , senza più un respiro, la sua svuotata, sputtanata, turisticamente piena, indicibile scenografia, Veniceland.

Dall’Osto Gualtiero
Maestro Artigiano
Tragicomica Venezia

Presidente Unione Artistico Tradizionale Provinciale
C.N.A. Venezia