Leggo sul Gazzettino del 27.06 c.a. titolo “Basta prodotti e turisti a basso livello” che la compagine dei 23 artigiani “selezionati” ( chissà da quale autorevole commissione? ) e riuniti nel marchio Venice Selection fa una dura critica allo scadente turismo contemporaneo e ai loro colleghi che puntano sulla paccottiglia come se ciò fosse il motivo che ha spiazzato le loro produzioni, come se ciò fosse il risultato di chissà quali congiunture del mercato e non, come denuncio da tempo, di quello che in particolare non si è fatto e seminato in questo ultimo decennio con precise responsabilità degli stessi artigiani e dei responsabili politici di settore che hanno abbandonato a sé stesso l’artigianato, in particolare il settore artistico.
In altre occasioni ho chiarito come ennesima occasione persa quella di creare piccoli orticelli e marchi degli stessi su cui speculano tutti a svantaggio dell’ artigianato artistico e della sua specificità. Se il tema è realmente l’artigianato artistico e non la speculazione sopra ad esso, cari colleghi, amaramente, da trent’anni e da addetto al settore, ho verificato che siamo una categoria senza impegno concreto divisa nei nostri egoismi ; abbiamo i rappresentanti che ci meritiamo e di conseguenza il turismo e la paccottiglia intorno che ci meritiamo siamo poi oltre tutto bravi a piangere lacrime di coccodrillo comportandoci e mettendo la testa sotto la sabbia dell’ignoranza, come gli struzzi, per non guardare coscientemente in faccia la realtà.
Per esempio la paccottiglia non è artigianato, non è pezzo unico ma rivendita di merce di produzione industriale compra-rivenduta e molti artigiani, vista la non-politica virtuosa, si sono riciclati comprando dal fiorente mercato cinese e rivendendo con buoni margini questa paccottiglia, finchè durerà.
Questa realtà e questo disimpegno stanno desertificando la ricerca e la produzione alta e raffinata della nostra città a cominciare dai nostri maestri che chiudono e non hanno ricambio generazionale proprio perché non hanno sensibilità politiche attorno a loro.
In svariate sedi e giornali in questi ultimi anni ho chiesto ai nostri rappresentanti istituzionali quali sono gli spazi, le opportunità e le politiche che si danno all’artigianato artistico di fronte al suo lento e inesorabile declino : ebbene domandare è lecito, ma per la cortese risposta stiamo ancora aspettando. Interessante che Regione, Comune siano impegnati in interventi di grande portata e di ampio disegno nel panorama del territorio, rilevante volare alto ma parallelamente ci si dimentica della politica a favore del tessuto cittadino, di prestigiose e dignitose attività dell’artigianato artistico che hanno fatto grande questa città, che dal momento in cui non sono seguite e messe in risalto con la dovuta sensibilità chiudono e svuotano la città della sua anima e dei suoi contenuti.
La mia generazione ha perso – diceva Gaber -. Anche l’artigianato artistico – aggiungo io -.
I nostri rappresentanti di categoria che dovrebbero essere uniti nelle loro sigle e non divisi su questo argomento sembrano non conoscere l’artigianato artistico, come possono promuovere qualcosa che non conoscono? Io negli ultimi decenni a parte non avere avuto risposte non ho mai avuto una visita in cui approfondire le esigenze del nostro lavoro : ci propongono tardivamente strumenti e proposte inadeguate e secondarie, aderire a nostre spese a marchi di qualità che non vanno concretamente a favore dell’artigianato artistico ( si veda l’esito del marchio del vetro di Murano ).
e che promuovono la divisione anziché la coesione dei veri maestri artigiani.
Potenziare siti web e dispendiosi viaggi ( ultima proposta Shangai in collaborazione con il Comune ) per vendere fumo in giro per il mondo senza in casa saper “costruire” l’arrosto è quantomeno un’altra occasione persa.
L’artigiano artista ha bisogno di essere considerato e esibito nella sua specificità, dal vivo, in spazi centrali e prestigiosi, nella sua bottega ma anche nell’avere una sede ( quale sede migliore di un Palazzo centrale a Venezia? Si veda la mia proposta La Casa dell’Artigianato ) ricreando il luogo della creazione insieme al gesto, alla performance che lo crea che ne è intimamente intrecciato, didattico e culturale ad alzare il livello del turismo che però va coltivato oltre che desiderato tale e che sicuramente Venezia si meriterebbe.
Gualtiero Dall’Osto
Venezia, li 30 Giugno 2009