L’artigianato artistico e il compra e rivendi

Il nostro territorio , indipendentemente dai politici e dalla politica , aveva una sua cultura una sua sapienza un suo saper fare creato da rapporti e da connessioni con uomini positivi che si sono avvicendati con le loro energie e con le loro mani pensanti ad esaltarne la sua morfologia la sua storia le sue caratteristiche .
Prima della globalizzazione , la cultura del saper fare nei centri storici con i mestieri artigiani era indispensabile , importante e rigorosamente tramandata di padre in figlio o all’intraprendente garzone di turno ; il fabbro , l’artista , l’architetto era strettamente e simbioticamente circondato da maestranze che lo esaltavano nel suo genio e partecipavano insieme a lui a creare e realizzare l’opera , l’edificio e tutti insieme la città e infine l’articolato territorio .
A cavallo del millennio è iniziato e arrivato su questo territorio il fenomeno della globalizzazione , cosa significa ?
Significa che possiamo pensare e intervenire nel mondo in modo globale bruciando e tralasciando regole sedimentate in decenni di costituzione di un territorio , scavalcando e falsando , in nome del profitto e della mera convenienza economica , il lavoro , la sua dignità e la sua appartenenza al territorio . Produco di là , rivendo di qua , scavalco di sù , schivo di giù , mi conviene questo , mi conviene quello , con l’ipocrisia che ci è consona non si è pensato a quello che sarebbe successo non accompagnando , ma lasciando calare dall’alto nel tessuto sociale e nel territorio tutto ciò .
La politica con i suoi rappresentanti , lontani e indifferenti ha esposto tutte le attività al selvaggio tsunami della globalizzazione che arrivando senza legge né regole ha devastato il territorio in quello che più lo identifica : le attività e i mestieri che si svolgono al suo interno .
Il fenomeno globalizzazione non è stato governato , è stato fatto subire in tutta la sua ipocrisia , si è permesso che prodotti analoghi di importazione arrivassero ad un costo irrisorio sovrapponendosi confondendo e cancellando la produzione locale . Ci rimane solo il rammarico che per il momento la globalizzazione non abbia colpito chi di tutto questo è stato responsabile , che almeno in questo sarebbero stati come l’artigianato spazzati via e sostituiti per lasciar posto a individui di altri paesi sicuramente più economici e chissà magari più proficui per i costi della nostra collettività .
Venezia , ora , si ritrova a rivendere oggetti prodotti altrove dentro botteghe e centro storico frutto del lavoro del miglior artigianato artistico di una volta .
Comprare e rivendere sterilizza e impoverisce la ricerca e l’energia creativa di produrre , creare e fare .
Venezia disarmata e mortificata diventa ora cornice con le sue pietre e la sua architettura dello speculativo compra e rivendi della globalizzazione.
Chiedo ai rappresentanti di categoria e agli assessorati di competenza , a chi dovrebbe suggerire e promuovere progetti – e si parla tanto di crescita e di sviluppo – chi oggi si occupa di riconoscere e non ostacolare percorsi di sviluppo concreti dell’economia della creatività manuale in loco rispetto al compra e rivendi attuale ?

Dall’Osto Gualtiero P-Artigiano