Subire il dibattito-referendum sul carnevale a Venezia di questi giorni per un cittadino veneziano è mortificante. troppi sono gli anni in cui si è lasciato sviluppare il generico democratico rispettabile chiacchiericcio sul tema.
Forse in questo modo gli addetti ai lavori che sono pagati per essere responsabili dell’orientamento della cultura e delle tradizioni di una città e funzionali a questo servizio hanno sempre un alibi ( visto che le categorie non si mettono mai d’accordo ) che giustifica il loro non operato? Questo modo di fare è un problema che si pone come costante negativa abitudine nel modo di gestire in generale i problemi della città .
Perchè qualcuno ha ancora bisogno di indire un provocatorio referendum cittadino per sapere se dare o non dare corso alla progettualità dell’evento? Forse per lavarsene le mani?
Di per sé il risultato è scontato, quindi è inevitabile che si scopra che c’è una terza via che sensatamente propone di realizzarlo, il Carnevale, però con la massima attenzione alla qualità.
Questo è il tema : chi decide la qualità? Che qualità hanno i responsabili della promozione della qualità?
Le sagge indicazioni ed i qualificati suggerimenti del competente Maurizio Scaparro che sono state all’origine del successo e a garanzia del prestigio del Carnevale e della sua organizzazione sono stati smarriti e non più ripresi dai cosiddetti responsabili che si sono succeduti in questi ultimi decenni. La cosiddetta macchina organizzativa è troppo spesso cambiata, così, invece di sedimentare e qualificare l’esperienza, si continua nel nome di chissà quale novità di programmi e di idee stravaganti a rimuovere le conoscenze acquisite e rinnovare organizzativamente errori su errori.
A ricordo per chi non c’era, Scaparro aveva identificato delle precise coordinate nell’ideazione del Carnevale che aldilà del tema trattato erano una garanzia di qualità e di prospettiva per la promozione dell’anima di Venezia attraverso il suo Carnevale.
Considerato che manifestazioni come queste rappresentano un grande biglietto da visita che Venezia da al turismo anche in ambito internazionale, abbiamo una precisa responsabilità che ci giochiamo in questa manifestazione ; per cui tornando alle coordinate-linee guida per l’organizzazione del Carnevale ritengo sia necessario prima dello sponsor ripercorrere il cammino per ripartire dalla città intesa come spazio vivo, spazio scenico, Venezia città dei Teatri , labirinto vivo di culture, cultura intesa nel senso dell’anima più profonda dell’universus mundi che Venezia è per poi dare la giusta prospettiva alle tradizioni a dispetto di tutta la svendita della città e del concetto di Carnevale che in questi anni c’è stata.
Ci stiamo perdendo nella svendita del nostro patrimonio, della nostra memoria a esigenze mediatiche e televisive, stiamo vendendo fumo senza l’arrosto e in questo modo si vende l’anima di Venezia disonorando la sua storia, la sua cultura e le sua memoria in nome di una inculturata promozione televisiva “esterna” che la svuota oltre che inesorabilmente dei suoi abitanti anche dei suoi contenuti.
Eravamo partiti dal pensare prima al Carnevale e poi a tutto il resto, attualmente pensiamo prima allo sponsor e poi a tutto il resto.
Svenditori di anima da troppi anni si succedono a Venezia e sono alla guida di progetti importanti come il Carnevale.
Un romano trent’anni fa è venuto a proporci con sensibilità come reinserire questa manifestazione in questa città ; ora abbiamo smarrito questi insegnamenti, c’è forse qualcuno che riesca a tradurre in concreto le sedimentate esperienze nelle prossime edizioni?
Per la serenità nostra, del nostro passato e dei nostri antenati si faccia avanti.
Gualtiero Dall’Osto
Venezia, li 18 Giugno 2009